30 anni. La storia inizia così…
Lunedì 7 novembre 1988, ore 9
Noi tutti chiusi dentro ad attendere i ragazzi con il batticuore. Sul marciapiede di fronte al 35 di via Sardegna, 56 ragazzi guardano il portone e non si muovono.
Ore 9.15
Noi spingiamo fisicamente Michelangelo fuori dalla porta perché li faccia entrare.
Lui riluttante si fa spingere, esce sul marciapiede e come il cuoco delle barzellette con grandi gesti li invita a entrare.
Ore 9.20
Finalmente cominciano a entrare come dei bambini un po’ intimiditi, si fermano all’ingresso, muovono le narici per l’odore di vernice, si guardano attorno, noi guardiamo loro con emozione, non si muovono e noi ci guardiamo preoccupati. Forse qualcosa non li convince?
Ore 9.30
Come un’onda che spazza via tutto, si muovono dappertutto, scendono e salgono le scale, si chiamano da una parte all’altra, ridono.
Ci guardiamo sorridendo.
Si sono impossessati della loro scuola, è come se fossero lì da sempre.
È nata Accademia.
Immagini ed emozioni del primo giorno sono nitide nel ricordo di Donatella Palazzoli e Michelangelo Tagliaferri, i fondatori di Accademia di Comunicazione.
Da quel giorno sono trascorsi 30 anni, intensi e spesso complessi, affrontati con determinazione e quella voglia di fare e di fare bene che in Accademia è regola.
Oltre 4.000 studenti sono stati formati con cura e impegno. Hanno vinto premi nell’ambito dei più importanti concorsi internazionali, hanno realizzato progetti per aziende, enti e associazioni, hanno superato sfide, andando oltre i limiti del possibile, hanno lavorato e vinto contro gli stereotipi, cambiando il modo di pensare e di agire, sono andati a lavorare e si sono sparpagliati nel mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, fino in fondo all’Australia.
I 30 anni sono stati festeggiati con oltre 1.200 tra studenti, ex studenti, docenti e amici. Gli ex studenti lontani hanno marcato la loro presenza con video-messaggi di auguri e di affetto.
Nella notte tra il 6 e il 7 novembre 2018, i Magazzini Generali di Milano sono diventati Accademia e tutti, ancora per una volta, si sono sentiti a casa.