Storie

Caparezza: da Accademia agli stadi

Il nostro ex studente Michele Salvemini, oggi Caparezza, si racconta nell’intervista per la rubrica Doppio Binario di 7 Corriere della Sera.
A Milano, ripercorrendo i luoghi simbolo del suo passato milanese, si fa portare davanti alla sede di Accademia di Comunicazione, che ha frequentato negli anni ’90 e dove si è diplomato in Pubblicità Art Direction.

Caparezza, nei primi anni Novanta, si trasferì a Milano per studiare all’Accademia di Comunicazione. Dice: «Dormivo in una struttura gestita da un prete, don Alvise, si chiamava Casa del giovane lavoratore. Venivo da Molfetta. Vinsi una borsa di studio. Mio padre era operaio e mia madre maestra, non mi sarei mai potuto permettere quella scuola. Arrivato a Milano, in stazione, beccai un treno di leghisti che inveivano contro i meridionali. Pensai “Buongiorno!”». Con il van portiamo il cantante davanti alla sede dell’Accademia. Sul marciapiede c’è un signore con un’enorme barba bianca che parla al cellulare. Caparezza: «Non ci credo! Quello è Michelangelo Tagliaferri, il mio docente di semiotica». I due si abbracciano. Non si incontrano da anni ma cominciano a parlare come se si fossero visti qualche sera fa. Tagliaferri: «In questo momento regna la menzogna. C’è bisogno di un patto tra noi che diciamo la verità. Un giuramento tra persone che fanno comunicazione». Caparezza: «Hai capito che professore avevo? Venni qui per evitare una brillante carriera da ragioniere. Ero ossessionato dalla creatività. Mi piaceva inventare».

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