Donne, Ricerca e Leadership. Si apre con l’intervento di Michelangelo Tagliaferri, Presidente e Fondatore di Accademia di Comunicazione e Mathema, il Convegno organizzato in collaborazione con ASFOR, IIT – Istituto Italiano di Tecnologia, Mathema Think Tank e AI Open Mind, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASVIS.
Un’occasione che rappresenta -dice Tagliaferri- il punto di riferimento e di inizio di una collaborazione tra il mondo della Tecnologia applicata di alto livello e quello del Management di alto livello, per fare in modo che sia gli elementi del Management sia gli elementi della Tecnologia possano concorrere affinché le tecnica sia subordinata all’idea tecnologica, alla modalità con cui la tecnologia può dare una mano al miglioramento delle condizioni di vita. Un miglioramento in cui il femminile possa giocare una funzione importantissima. Questo non è un dato di genere -continua- ma di multitasking, di capacità e di competenza nell’affrontare i problemi secondo modalità di approcci diversi e complementari. Il machine learning porta l’intelligenza al centro del nostro sistema di elaborazione del futuro. Si tratta di un’applicazione che noi chiamiamo intelligenza e già le diamo un attributo che è al femminile, perché l’intelligenza come dicevano i greci è femminile, mentre la sapienza è maschile. Nel tempo, le cose si sono intrecciate, la sapienza è diventata femminile (filosofia) e l’intelligenza è passata al maschile. In mezzo, c’è il calo centrale del nostro cervello che deve riportare le condizioni affinché l’equilibrio tra questi due elementi possa essere rimesso in moto per affrontare il futuro, per trovare modi nuovi alla soluzione di problemi nuovi.
Condotta da Mauro Meda, Segretario Generale ASFOR, parte quindi la riflessione su una nuova capacità di analisi che dobbiamo essere in grado di sviluppare e sulla centralità del femminile.
Maria Pia Rossignaud, Direttrice Media Duemila Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia, esperta divulgatrice di cultura digitale e di tecnologia applicata nel mondo dei Media, è impegnata a portare al centro i temi della Ricerca e della Leadership al femminile e, nell’ultimo periodo, ha dato particolare attenzione alle ricadute sul mondo della leadership al femminile anche in relazione a problemi legati alla cultura digitale e a problemi pratici di vita quotidiana, in quanto -afferma- la vita di tutti i giorni è legata all’innovazione e alla transizione digitale, perché non si pensi che la trasformazione digitale che stiamo attraversando sia al di là dell’essere oggi donna e dell’essere portatrice di innovazione.
Promotrice di “Donna è Innovazione”, progetto volto a valorizzare le donne che fanno la differenza presso l’opinione pubblica, nonché parte del contest “Nostalgia del Futuro” che ha l’obiettivo di diffondere l’eccellenza dell’innovazione, Maria Pia Rossignaud supporta il cambiamento partendo dalla vita comune, facendo conoscere donne che, ogni giorno, si impegnano nel territorio in cui vivono per fare la differenza, aiutando le giovani donne nel cammino verso la parità di genere e sostenendo il pensiero secondo cui la transizione culturale e digitale debba fondarsi sulle humanities, cioè le competenze umane, per annullare le differenze di genere, andando oltre i limiti, i pregiudizi e le mancate conoscenze.
Ed è proprio sul ruolo della conoscenza alla base della disparità di genere che introduce il suo intervento Silvia Vaccaro, componente del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità ASVIS, un’alleanza politica e culturale fondata sull’Articolo 3 della Costituzione che mette insieme il sapere di chi ne fa parte in relazione all’area disciplinare di ciascuno, la Ricerca e il sapere delle organizzazioni di cittadinanza attiva per fare proposte di politiche attive e di azioni pubbliche contro le disuguaglianze. Il Forum, aggiunge Silvia Vaccaro, segnala la necessità di osservare le disuguaglianze in un’ottica di genere, in quanto le disuguaglianze oggi colpiscono maggiormente le donne. Le differenze ci sono e sono vere in Italia così come in Europa.
In Italia, l’incremento del potere decisionale delle donne non ha riguardato tutte, per questo servono politiche che cambino strutturalmente la condizione di molte più donne. Sempre nel nostro Paese il tasso di occupazione femminile è più basso di quello maschile, nonostante le donne siano più istruite degli uomini, si laureino in meno tempo e con voti più alti. Siamo però di fronte a una segregazione per settore, in una situazione in cui le donne studiano meno alcune discipline. Per esempio i laureati STEM sono più uomini, questo a causa di condizionamenti sociali e familiari che incidono sulle prospettive di carriera delle ragazze. Eppure, conclude Silvia Vaccaro, le donne della Scienza ci sono state e ci sono. Dobbiamo fare in modo che non siano un’eccezione, ma di averne ancora di più.
Una di queste è proprio Monica Gori, donna scienziato a capo della Linea di Ricerca UVIP dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, che interviene parlando della sua esperienza di scienziato, ricercatrice, donna e mamma, dimostrando come con una formazione adeguata, la determinazione e una buona organizzazione si possa riuscire ad affermare professionalmente la propria leadership. Un inizio di formazione impensabile quello della Gori, per essere oggi una delle ricercatrici più importanti nel nostro Paese. Un percorso guidato dall’integrazione delle conoscenze. Nasce come artista, dice, frequentando l’Istituto d’Arte, proseguendo con gli studi di Psicologia, dove conosce il funzionamento del cervello umano. Non le è bastato però, spinta dalla voglia di aiutare gli altri ha capito che per farlo doveva riuscire ad applicare la Ricerca per migliorare la qualità della vita delle persone. Ha proseguito quindi conseguendo un dottorato in Ingegneria, Tecnologia Umanoide (Robotica). Oggi guida un gruppo di lavoro di psicologi e ingegneri, tra cui molte ragazze, che lavorano insieme per riuscire a scoprire nuove tecnologie, sviluppandole a partire da un input psicologico. Proprio su questa base è riuscita a realizzare per una start up la tecnologia implementata in un braccialetto che permette a una bambina non vedente di correre, ma anche un sistema roboticizzato che dà la possibilità a bambini non vedenti di interagire tra di loro. Importante il suo ruolo come donna all’interno del suo team, cosa che le permette di guidare le sue collaboratrici non soltanto rispetto allo sviluppo del career plan ma anche affrontando con loro le tematiche dell’essere donna e dell’essere mamma in Ricerca, puntando sull’organizzazione.
Un concetto a cui si collega l’intervento seguente di Manuela Brusoni – Presidente Commissione di accreditamento ASFOR e Dean’s Delegate for Accreditation SDA Bocconi– che porta l’attenzione sul valore del metodo, del rigore e delle competenze. Con un diploma al liceo classico e poi una laurea in ingegneria, quindi strutturata anche dal punto di vista tecnico, Manuela Brusoni pone l’accento sulla capacità di muoversi in contesti diversi facendo leva sulla collaborazione, fondamentale in ambienti complessi. Una collaborazione che però deve essere gestita adeguatamente affinché non diventi rischiosa per le donne. Molto importante quindi l’orientamento all’integrità personale per una donna in ruoli di rilevanza e visibilità, chiamata continuamente a dimostrare caratteristiche che al mondo maschile non sarebbero richieste. Il suo suggerimento alle giovani donne è di entrare nel mondo STEM -a suo avviso molto più aggredibile dalla mentalità femminile- per avere una base solida quando si entra in ambienti professionali più complessi e misti. Il ruolo di leadership femminile, aggiunge, risulta vincente in contesti competitivi e complessi, perché le donne sono più capaci di gestire le complessità.
Elio Borgonovi, Presidente APAFORM -Associazione Professionale ASFOR dei Formatori di Management, sul finire tira la somma degli interventi, recepiti come una sfida al modo di pensare, e denuncia l’incapacità del mainstream occidentale di cambiare il pensiero rispetto al ruolo della donna. La sostenibilità, dice, deriva dal contributo di tutti ed è legata, sia nella società sia nelle organizzazioni, al rispetto delle persone, in quanto persone. Da qui bisogna partire per inquadrare il tema delle disuguaglianze, rompendo lo stereotipo e il pregiudizio sociale, impegnandosi a essere innanzitutto persone, credibili, capaci di generare valore per tutti e aiutandoci a rimanere unici.